Parasite: la legge durissima della guerra fra poveri

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Quando ha vinto la Palma d’oro lo scorso maggio, di Parasite e del regista Bong Joon-ho oggettivamente fregava a pochi. Cultori del filone a parte, s’intende. Tant’è che in una recensione di Mademoiselle si attribuisce la vittoria della Palma a Park Chan-wook.

Complice la distribuzione vergognosa dei film al di fuori del polo d’interesse delle major, Parasite è giunto nelle nostre sale solo il 7 novembre, travolto dal resto dei titoli usciti al cinema quel giorno. Fortunatamente, il successo di critica ha consentito al film di restare ancora oggi in alcuni cinema d’essai. Questo, ovviamente, solo nelle città dov’è possibile accedere a rassegne d’essai.

Parasite segue la storia rocambolesca di una famiglia che non riesce a far quadrare i conti a fine mese, e a cui viene concessa la possibilità di ribaltare il risultato: a Ki-woo, il figlio minore, viene offerta da un amico la possibilità di sostituirlo come insegnante d’inglese della figlia maggiore della ricca famiglia Park. Come la famiglia di Ki-woo, anche i Park sono quattro e vivono nella grande casa di un archistar in un quartiere residenziale isolato, quasi un mondo a parte. I due nuclei familiari formano un parallelismo perfetto: i genitori, una figlia ed un figlio; ma mentre i Kim si industriano per sopravvivere affinando l’ingegno fino a diventare maestri dell’inganno, i Park vivono beatamente ignoranti e finiscono con l’essere raggirati alla grande.

ATTENZIONE: Il testo a seguire contiene SPOILER

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