Weathering with you: la ‘formula Shinkai’ non funziona due volte di seguito

TenkiNoKo

Quando una formula è vincente, in molti casi c’è la tendenza a replicarla, vuoi perché si acquisisce una certa cifra stilistica a cui non si vuol rinunciare, vuoi per paura di correre rischi. In particolar modo, quando si cavalca un successo planetario come quello di Your Name, è sensato cercare di ricordare al pubblico che si è fatto quel film. È l’impressione che ho avuto guardando al cinema Weathering With You, il nuovo film di Makoto Shinkai.

A onor del vero, non è nuova l’accusa a Shinkai di usare una formula un po’ preimpostata, dal punto di vista della scrittura, per accontentare il pubblico più affezionato. In questo caso, si può dire che in parte sia sensata e in parte gratuita – e che funzioni pure abbastanza bene, dato che il film ha ottenuto una replica per le giornate del 4 e 5 novembre.

Weathering With You segue la storia di Hodaka, giovane proveniente da una piccola isola scappato a Tokyo per cercare di farsi una vita lontano dalla soffocante provincia da cui non è mai uscito, e Hina, una ragazza che bilancia lavoro part-time e una vita domestica decisamente atipica. L’incontro rocambolesco tra i due aprirà la porta non soltanto ad una delicata storia d’amore, ma anche alla scoperta di un misterioso potere.

Hodaka, appena arrivato a Tokyo, viene letteralmente adottato da Kesuke, un quarantenne sfasciato che si occupa di giornalismo paranormale nonostante il temperamento cinico. Dovrà quindi bilanciare il lavoro da tuttofare della piccola azienda con le avventure che vivrà con Hina.

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#ThrowbackTime Your Name: un campione d’incassi che ha ancora qualcosa da dire

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C’è stato un periodo in cui non si parlava d’altro. Ogni pagina di Facebook che si occupa di animazione giapponese, in qualche modo si è ritrovata a parlarne; con incassi che in Italia hanno superato il mezzo milione e ben cinque repliche nelle sale NexoDigital, Your Name si conquista di diritto un posto dignitoso nella storia del cinema d’animazione.

Quella di Your Name è una storia di incontri come da copione per il regista Makoto Shinkai; il film segue la vicenda del curioso scambio di corpi tra Mitsuha Miyamizu, un’adolescente cresciuta in un villaggio tra le montagne giapponesi tra tradizione e monotonia, e Taki Tachibana, un ragazzo di Tokyo che si destreggia tra studio e lavoro. I due si ritrovano a vivere l’uno la vita dell’altro, destando perplessità fra gli amici, e per comunicare fra loro si lasciano dei messaggi che leggono una volta tornati nei propri corpi; gli scambi avvengono per caso, ma sempre più di frequente, e tra i due inizia a nascere una complicità che solo il vestire letteralmente i panni dell’altro può dare. Per questo motivo, i due decidono di incontrarsi, ma Taki non si presenta all’appuntamento e Mitsuha è costretta a tornare a casa mortificata (ma c’è un motivo).

I due sono inoltre uniti da un fenomeno astronomico straordinario: una cometa che passa vicinissima alla terra, durante un festival a cui Mitsuha partecipa. Dopo quel momento, però, Mitsuha scompare completamente dalla vita di Taki.

Ciò che colpisce maggiormente del film, al di là della trama che può essere semplice, può non piacere, può presentare delle incongruenze che possono rendere il film meno godibile, è l’atmosfera che Shinkai riesce a creare in ogni pellicola. Questo è particolarmente chiaro in un altro suo film, Il Giardino delle Parole, un mediometraggio di 45 minuti che riesce a trasmettere la delicatezza del rapporto tra i due protagonisti anche attraverso i colori tenui degli sfondi e le luci soffuse; al contrario, i colori di Your Name sono brillanti e pieni, vivi come i protagonisti, e il tutto è accompagnato da una colonna sonora d’eccezione – c’è una traccia, in particolare, Sparkle, la cui durata apparentemente insostenibile (9 minuti) diventa del tutto impercettibile per la maniera magistrale in cui si fonde con la scena. Per Your Name, Shinkai ha scelto di affidare la colonna sonora alla band Radwimps, una band rock nata nel 2001 che riesce a inquadrare con precisione il mood che il regista vuole suggerire, con una rosa di tracce mai monotone (degna di nota anche la sigla d’apertura, disegnata come fosse quella di una serie animata).

Lodevole è tutto il comparto tecnico, ma soprattutto l’utilizzo della tecnica mista: in una scena importante, che orchestrata in qualsiasi altro modo sarebbe risultata pesante ed espositiva, l’utilizzo di una sequenza di key animation (le cosiddette “animazioni di base”) accompagna lo spettatore in un’esperienza che è in tutto e per tutto mistica. I colori vivi uniti all’animazione grezza creano un effetto di straniamento, eppure al contempo aiutano ad immergersi completamente nella scena.

Un altro grandissimo punto a favore è l’utilizzo di paesaggi sterminati per suggerire la distanza, e il fatto di essere minuscoli rispetto all’universo – quella di cui Shinkai parla in Your Name (al contrario di quella in 5cm al secondo, una delle sue primissime opere) è una distanza che però è sormontabile nonostante tutto.

ATTENZIONE: Il testo a seguire contiene SPOILER

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