Sailor Moon: Eternal. Nostalgia canaglia.

A distanza di quasi trent’anni, la stessa generazione che ha guardato i primi episodi (e le prime repliche) di Sailor Moon in serata su Canale 5 ha oggi la possibilità di seguire ancora le storie della bella guerriera che veste alla marinara direttamente dallo schermo di un cellulare o di un tablet. Sailor Moon: Eternal è il seguito diretto della serie animata Sailor Moon Crystal, adattamento diretto del manga di Naoko Takeuchi, che diverge dalla serie anni ’90 proprio in virtù della fedeltà al manga – la cui mancanza era stata lamentata dai fan di lunga data.

L’esperimento di Crystal ha riscosso pareri misti nel pubblico, nonostante Sailor Moon continui ad essere un franchise molto amato. Eternal non fa eccezione: uscito in Giappone al cinema in due date invernali, tenendo conto delle restrizioni dovute all’emergenza sanitaria, è stato poi lanciato in distribuzione mondiale tramite un accordo con Netflix, che ha caricato prima e seconda parte come se si trattasse di una miniserie. Un dittico di due ore e quaranta per adattare il quarto arco narrativo del fumetto, quello dedicato alla minaccia del Dead Moon Circus, alla crescita di Chibiusa e alla misteriosa regina Nehellenia, che fa da contraltare oscuro alla regina Serenity del Silver Millennium.

Durante un’eclissi di Sole, Usagi Tsukino e compagne avvertono la presenza di qualcosa di terribile che s’infiltra sulla Terra approfittando dell’oscurità. La vecchia Zirconia, utilizzando come armi il Trio delle Amazzoni e il Quartetto Amazzonico, tenterà di portare scompiglio all’interno del gruppo delle guerriere Sailor invadendo i loro sogni. Nel frattempo, un misterioso personaggio di nome Helios cercherà di guidare Usagi e Chibiusa verso una via d’uscita.

ATTENZIONE: Il testo a seguire contiene SPOILER

Il fascino delle trasformazioni da ragazze magiche e di tutti quei trope anni ’90 invecchiati malissimo resta indiscusso, ma il vero problema di Eternal è che un film non è il mezzo più adatto alla trasposizione di una storia (pur breve) pensata su capitoli. I millennial più e meno giovani, imboccati da Kunihiko Ikuhara nei propri anni formativi, avvertono la differenza tra la serie degli anni ’90, con le libertà che si è presa nell’espandere dei personaggi ingiustamente compressi dalla brevità del manga (su tutti Fish Eye, che ha un suo arco narrativo molto importante nella serie anni ’90), e questa nuova narrazione di Crystal che prende la fonte originale e la adatta 1:1, con tutte le sue problematiche.

Eternal mostra un lato più adulto delle guerriere Sailor, che iniziano ad avere dai sedici anni in su e iniziano a porsi domande sul futuro, e proprio per questo è più semplice per gli scagnozzi di Zirconia insidiarle finché non vengono risvegliate dalla “voce interiore” proveniente dallo spazio profondo (con una rappresentazione forse un po’ troppo letterale, ma non lontana dallo stile della serie).

La relazione tra Uranus e Neptune, già esplicitamente queer nella serie e nel manga, viene cementata ancora di più: le due, insieme anche a Sailor Pluto/Setsuna Meiou che sembra quasi una “terza” in una relazione saffica poliamorosa, sono incaricate di crescere Sailor Saturn reincarnata. È uno schiaffo in faccia a chiunque reputi le serie shojo di ragazze magiche, dall’alto dei suoi standard morali occidentalizzati, un trionfo di eteronormatività e contenuti problematici (che ci sono, ma coesistono con ottimi messaggi da sempre).

Il fatto che Eternal sia stato affidato ad una regista del calibro di Chiaki Kon rende il film assolutamente godibile e interessante, soprattutto per chi vuol semplicemente darsi una “rinfrescata” in termini di trama e personaggi e chi è interessato ad alcuni aspetti del manga come le forme umane dei gatti o l’insistenza sulla misteriosa “malattia” che colpisce Usagi e Mamoru – che da vent’anni continua a vincere il “premio baccalà” tra gli interessi amorosi degli shojo anni ’90, secondo solo a Masaya di Tokyo Mew Mew. Tuttavia, la gestione dei tempi in un film non lascia allo spettatore un aspetto fondamentale della serialità: il tempo per metabolizzare ciò che succede in un certo segmento, soprattutto se ci sono tanti “villain del giorno” come in Sailor Moon. Anche le maratone più spinte di binge watching richiedono un minimo di respiro – altrimenti si finisce per non assimilare nulla della serie, ed è per questo che la programmazione settimanale si sta rivelando vincente rispetto alla messa in onda “a blocchi” tipica delle piattaforme in streaming.

Sailor Moon: Eternal si classifica come adattamento godibile, oltre ai motivi già citati e all’estetica pulita (forse pure troppo), perché la fonte originale viene trattata con rispetto e le uniche omissioni discutibili possono essere quelle attorno al personaggio di Nehellenia. Tuttavia, la mancanza di un tempo di respiro tra un avvenimento e l’altro, nonostante la divisione in due parti aiuti a creare un senso di ripartizione degli archi (Trio delle Amazzoni vs Quartetto Amazzonico), potrebbe inficiare la visione di chi si avvicina all’opera per la prima volta. E non è assolutamente un problema legato alla fonte: la terza serie di Crystal è considerata un lavoro completo e appassionante, anche rispetto alla bontà di base dell’adattamento dei primi due archi.

La nostalgia della serie anni ’90 può sicuramente giocare scherzi, ma bisogna distinguere un adattamento pensato per la televisione (e portato ad un salto di qualità da Kunihiko Ikuhara) da un adattamento cinematografico – infatti, film legati all’universo di Sailor Moon esistono eccome, ma sono o storie originali dedite all’approfondimento di personaggi che interessano al pubblico, oppure adattamenti di capitoli del fumetto che sono stati tagliati dalla narrazione principale nonostante all’epoca ci fosse addirittura spazio per mandare le guerriere Sailor a mettere i piedi in ammollo al mare, o al supermercato per comprare gli ingredienti del curry.

Eternal è un film complesso da approcciare perché l’influenza dei colossi culturali, piaccia o meno, è lì. Ciononostante, resta una lettera d’amore al manga originale, e fa ben sperare per una futura serializzazione dell’arco finale.

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