#ThrowbackTime: Heathers, come (non) sopravvivere al liceo

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Tra i tanti film mitologici per ragazze – talmente tanti da essere diventati un genere a sé – oltre a Mean Girls e Legally blonde spicca un terzo forse più di nicchia, ma non per questo meno apprezzato: Heathers. Conosciuto (relativamente poco) nella sua versione italiana come Schegge di follia, il film è interpretato da una Winona Ryder nemmeno diciottenne che veste i panni di Veronica Sawyer, ex-sfigata che è stata graziata dal gruppo delle reginette della scuola per via della sua abilità nel falsificare qualunque grafia.

Dal film è stata tratta nel 2014 una produzione Broadway che riproduce gli elementi più iconici a partire dalle giacche dai colori sgargianti e dai capelli cotonati, per finire ai riferimenti culturali. Ovviamente, questa presenta delle differenze con il lungometraggio a partire dal fatto che in quest’ultimo Veronica è la quarta Heather sin dall’inizio, mentre il musical ha come momento iniziale quello in cui Veronica le prega di accettarla per essere lasciata in pace dai compagni. Il resto, a parte pochi dettagli (di cui alcuni non irrilevanti) è più o meno identico: Veronica si infatua del nuovo arrivato, Jason “JD” Dean, con cui instaura una connessione istantanea. Il ragazzo ha modi sopra le righe ed è un emarginato esattamente come lo era lei, e intende utilizzare Veronica per portare a compimento un piano omicida con lo scopo di eliminare le persone da lui ritenute ingiuste – per lo più bulli.

Il massacro comincia proprio dal capo delle Heathers, Heather Chandler, che a causa di un incidente accaduto ad una festa vorrebbe relegare di nuovo Veronica ai margini del gruppo dei pari. I due inscenano quindi il suicidio della reginetta della scuola per coprire l’omicidio, dando il via ad un domino delirante in cui verrà coinvolta l’intera scuola.

Il film è stato ricevuto dalla critica e dal pubblico con pareri contrastanti: è senza dubbio una commedia nera, ma contrariamente a quanto possa sembrare non si prende gioco delle lotte degli adolescenti né incita a comportamenti violenti. Il rischio di emulazione che viene vagheggiato per qualsiasi prodotto che abbia del mordente (contestualizzato, come nel caso di Heathers) o che tratti di violenza non è una responsabilità del creativo in sé.

ATTENZIONE: Il testo a seguire contiene SPOILER

Il punto di Heathers è che i personaggi, per quanto in apparenza “fighi” e nonostante il loro appeal, sono tutti negativi tranne forse un paio di vittime totali. La stessa Veronica, per quanto sia una protagonista con cui lo spettatore può pienamente simpatizzare, è piena di rabbia e non si fa scrupoli a lasciare indietro delle amicizie per ottenere la protezione di chi crede potente. Nel musical, la cosa è particolarmente evidente, perché ad essere lasciata indietro non è Betty (che nel film compare pochissimo), ma Martha Dunnstock, detta Dumptruck (camion dell’immondizia) a causa della sua mole. Se nel film è implicato che lei e Veronica fossero semplicemente amiche d’infanzia, nel musical è fattualmente la miglior amica di Veronica, che viene umiliata davanti all’intera scuola e ottiene un numero personale straziante (Kindergarten Boyfriend) in cui esprime la sua volontà di farla finita.

Il personaggio di Martha nel film è molto marginale, mentre nel musical rappresenta l’idea che una persona grassa debba accontentarsi di fantasticare, come intrappolata in un’eterna infanzia, e vivere sempre oltre i confini della società perché indegna. Non mancano, nel suo numero, gli elementi sopra le righe che mantengono l’atmosfera surreale che circonda il tutto permangono, ciononostante è una delle canzoni genuinamente tristi dell’opera.

JD è un antieroe che dev’essere affascinante, ma che è distruttivo e autodistruttivo, e arriva a manipolare Veronica per portare a compimento i suoi piani. È un pessimo interesse romantico e i due media, per quanto la relazione fra i due sia rappresentata con tutta la passione adolescenziale del caso, non fanno mai nulla per nasconderlo. Il fatto che abbia la risposta pronta o che abbia un ghigno che conquista non cancella il suo essere una persona pericolosa per sé e per gli altri. Il suo rapporto con il padre, in particolare, rende evidente il suo squilibrio: i due vivono una sorta di recita perpetua in cui uno interpreta il ruolo dell’altro, a sottolineare la loro totale incapacità di capirsi nonostante abbiano soltanto l’altro su cui contare dopo la morte della madre di JD.

Se Heather Chandler nel film sparisce piuttosto presto e non è possibile avvertirne pienamente la potenza, nel musical la sua presenza permane sotto forma di spirito che dà i tormenti a Veronica anche dall’aldilà, e il suo diventare una sorta di martire risulta ancora più tragicomico sentendo i suoi commenti. La seconda Heather, Heather McNamara, la classica bionda stupida inserita nel gruppo solo perché capitano delle cheerleader, è rappresentata nella sua fragilità sia nel film che nel musical (nel quale ha il pezzo a solo Lifeboat).

La prima versione della terza Heather, Heather Duke, ha nel film il suo momento di gloria: il passaggio da poggiapiedi di Heather Chandler a nuova reginetta della scuola è sottile: incomincia con la misteriosa cessazione dei suoi impulsi bulimici e finisce con lei che adotta una pettinatura incredibilmente simile ad Heather Chandler arrivando persino a rubarle il colore-simbolo. Heather Duke viene rappresentata inizialmente con il colore verde, e passa gradualmente al rosso. Nel musical, questo passaggio quasi non avviene perché la Duke è stronza all’inizio e stronza rimane fino alla fine: l’unico elemento che permane è il passaggio (furto) dell’elastico rosso, quasi uno scettro del potere.

Lo schema di colori adottato da entrambi i media è fondamentale: Heather Chandler ha il rosso, simbolo della potenza violenta, colore associato ai regnanti; Heather McNamara ha un giallo chiaro, associato alla codardia; il verde di Heather Duke è l’invidia. Il colore di Veronica, invece, è il blu – un colore che indica stabilità e lealtà.

L’idea di omologazione del gruppo è resa in maniera sottile nel film, quando le altre due Heather dichiarano di non chiamarsi affatto Heather – la McNamara racconta questo dettaglio alla radio, motivo per cui verrà derisa dall’intera scuola quando Heather Duke lo rivelerà ai compagni.

Uno degli elementi caratterizzanti di Heathers è l’umorismo graffiante, che nel musical trova la sua massima espressione nei tempi comici scanditi dalle pause; nel film si basa semplicemente sulle one-liners sfacciate che diventeranno talmente iconiche da ispirare tutto il filone derivante da Heathers («Grow up, Heather, bulimia is so ’87»).

I riferimenti alla cultura pop sono il pilastro di entrambi i media: al di là di quelli espliciti agli attori e ai film popolari dell’epoca (The princess bride nel musical), l’idea della scuola che viene distrutta durante una celebrazione deriva da un film adolescenziale atipico risalente a circa quindici anni prima, Carrie di Brian de Palma, che era un horror. E non c’è nulla di più spaventoso di un adolescente turbolento.

Forse per chi è cresciuto con Mean Girls, Heathers potrà sembrare non particolarmente innovativo, ma è proprio questo il fatto – nel 1988 c’era molto poco che vi assomigliasse. Dan Waters, con i suoi schemi di colore e battute sagaci, ha di fatto inventato il filone chick flick, e farlo con una commedia nera problematica (JD porta a scuola una pistola e non ha remore ad usarla) è una mossa rischiosa che nel tempo ha definitivamente ripagato.

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